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La lezione dell'Ucraina

Stefano Beretta

Dato che la situazione attuale in Ucraina sta cambiando così rapidamente che nessuno ha la capacità di prevederne l'esito, gli esperti di risoluzione dei conflitti dovrebbero rileggere gli eventi che si sono svolti dal punto di vista della negoziazione al fine di dare un senso a ciò che sta accadendo, per sé e per quelli che li seguono.

Perché in termini di negoziazione? Perché è inevitabile che prima o poi le parti coinvolte si siederanno e parleranno tra loro. Il mondo spera che ciò avvenga entro pochi giorni, anche se la storia recente, per esempio in Siria, suggerisce che questi colloqui potrebbero richiedere anni, tra l’indicibile indifferenza di molti. Ecco alcuni spunti di negoziazione facilmente identificabili negli eventi delle ultime due settimane.

Le offerte non sono efficaci se non risolvono il problema.

L'accordo mediato il 21 febbraio a Kiev - creazione di un governo di coalizione ed elezioni immediate - non ha funzionato perché i manifestanti favorevoli all’Occidentale avevano dimostrato nei giorni precedenti che erano impreparati ad accettare nessuna altra proposta che non fosse la rimozione immediata del presidente Yanukovich. Per loro era il cuore del problema. L'accordo non soddisfaceva questo punto in modo efficace, così non è stato accettato.

Tutte le parti in causa devono essere coinvolte nella negoziazione.

Nella settimana successiva alla fuga del presidente lo sforzo maggiore avrebbe dovuto focalizzarsi sulla risoluzione delle differenze nella visione politica e di affinità tra l'Ucraina occidentale ed orientale, e in particolare la semi-autonoma di Crimea, che ha una maggioranza russofona. Forse ci sono stati negoziati multilaterali a porte chiuse a Kiev ma non è sembrato così; soprattutto il popolo di Crimea non ha visto che succedeva. Naturalmente le parti sono profondamente divise nelle loro aspirazioni politiche e difficilmente si sarebbe potuto gettare un ponte tra posizioni così distanti, ma escluderli era un modo certo per garantire che il governo di Crimea avrebbe percorso una propria strada.

Le tattiche di precondizionamento sono trasparenti.

I russi hanno giocato un gioco duro molte volte durante l'era di Putin, più di recente nel modo in cui hanno bloccato le risoluzioni ad alto livello al Consiglio di sicurezza dell'ONU sulla Siria. La loro strategia è quella di utilizzare le tecniche di precondizionamento (mettere paura nei cuori e nelle menti dei loro avversari), in modo che successivamente hanno una situazione più facile (in una posizione di forza maggiore) al tavolo dei negoziati. Così l'intrusione delle truppe russe in Crimea e la tensione accresciuta in seguito darà loro più potere al tavolo negoziale, se e quando inizieranno i negoziati. L'Occidente ricambia minacciando la sospensione dei visti e le sanzioni economiche contro la Russia. Bisogna dire che il precondizionamento occidentale è pateticamente debole in termini di costruzione della tensione rispetto alle azioni russe. Ma in entrambi i casi tutti riconoscono quello che loro controparte sta facendo, quindi lo scopo è effettivamente neutralizzato.

Raccontare bugie potrebbe aiutare la diplomazia ...

L'affermazione russa che le sue truppe non hanno invaso il territorio di Crimea è risibile. Mentre scrivo sto ascoltando giornalisti di Sky News che indicano apertamente l’incredulità per questa affermazione - hanno visto e filmato le truppe muoversi lo scorso fine settimana e sono ancora lì adesso. Tuttavia, se la strategia russa si basa sulla tecnica del ‘Che cosa succede se’, potrebbe contribuire a consentire alle parti di avviare il processo negoziale. In questo caso, la frase in questione è ‘Che cosa succede se si considerano i 6000 soldati russi entrati in Crimea lo scorso fine settimana, come parte delle installazioni miliari russe esistenti nel Paese? Ad esempio, che stavano semplicemente ricambiando le truppe già di stanza lì. L’Occidente può ora possibile smettere di protestare e iniziare i negoziati?

... ma non aiuta il processo negoziale.

Il rovescio della medaglia della menzogna è che una volta al tavolo negozialetutti saranno sospettosi delle controparti che non hanno palesemente detto la verità prima del processo. Chi la fa, l’aspetti.

Una grande minaccia – un aiuto o un ostacolo?

Qualcuno ipotizza che la Russia avrebbe avuto a che fare in modo diverso con l'Ucraina se i missili nucleari che erano in territorio ucraino fino al 1994 (come un ritorno al passato ai suoi giorni sovietici) fossero ancora lì, sotto il controllo ucraino. Non lo sapremo mai. Ma rende un'interessante analogia con le attuali discussioni nucleari iraniane perché il mondo non sarà più un posto sicuro se la minaccia di una guerra nucleare, magari fatta da pazzi che hanno preso il controllo del manicomio, impedisce un mondo unito contro il terrorismo in modo efficace.

Non vi è alcuna differenza significativa tra il vedere queste tattiche e stratagemmi per quello che sono in una grande trattativa e in una trattativa commerciale più banale. La posta in gioco può essere più alta, ma il processo è lo stesso.

Stephen White, Stefano Beretta

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